martedì, ottobre 03, 2006

Dov'è l'equità nella Finanziaria?

La retorica morale della prima finanziaria del governo Prodi è stata senza dubbio il “bisogno di ripristinare il concetto di “equità”, perso nelle stanze di Palazzo Chigi durante il quinquennio berlusconiano. Il ministro Padoa-Schioppa, Prodi, e tutta la maggioranza di centro-sinistra da giorni fanno a gara tra chi prima riesce, davanti a un microfono, a inneggiare a tale concetto economico.

Purtroppo anche in questo caso, dobbiamo constatare l’assoluta mancanza di serietà nel dichiarare frasi e principi, tanto cari alla teoria economica, ma che vengono usati a sproposito in base a mere circostanze politiche del momento.

Quando si dice che “le parole non si contano, si pesano…”.

Il punto chiave del ragionamento degli esponenti di centro-sinistra è quello di avere stilato una finanziaria con l’obbiettivo di ridistribuire il reddito in favore della categorie più povere, “molestate” dal precedente Governo, favorendo la crescita economica.

Le misure più importanti, dal punto di vista fiscale sono state la riduzione drastica della no-tax area e la diversificazione degli scaglioni di reddito.

Per quanto riguarda la prima, questa è un ritorno indietro rispetto al passato. Tale area era stata ampliata dall’ex ministro Tremonti, e aveva l’obbiettivo di aumentare la zona esentasse per i redditi più bassi. La sua totale riduzione, in cambio di un regime più particolareggiato di detrazioni per tali categorie reddituali, contrasta palesemente con la vituperata equità in quanto una elevata zona di non tassazione favorisce al meglio la crescita e facilita la progressività del sistema nel suo complesso ( vedere gli scritti di Nozick, e perfino Rawls). Aggiungiamo a questo che un regime più ampio di detrazioni non può che favorire la corsa all’elusione e all’evasione fiscale, in quanto il contribuente proverà a detrarre quanto più possibile a scapito quindi dello Stato.

Il secondo punto, la diversificazione degli scaglioni di reddito, è più controverso e paradossalmente aumenta ancora di più l’imbarazzo in relazione al concetto di equità.

Il ministro Padoa-Schioppa giustifica la manovra perché favorisce il 75% dei contribuenti e colpisce in modo netto da aumento di aliquota, solo il 14% delle persone fisiche.

Innanzitutto una parte elevata di quel 75% viene favorita da tale rimodulazione in via indiretta, grazie a un “presunto” regime fiscale più agevolato in merito a detrazioni di vario genere tra cui quella più importante che è quella per figli a carico. La riduzione di imposta quindi non è meccanica, e varierà nella maggior parte dei casi per tipologia di famiglia. Il punto dolente della manovra però è che dal punto di vista economico, 1-2% di differenza di imposta per una parte di redditi non può essere una manovra per favorire la crescita economica. John Rawls su questo punto ci dice che aumentando le capacità economiche delle classi meno abbienti, si favorisce il rilancio dell’economia perseguendo un giusto trade-off equità efficienza. Questo è vero, ( anche se la teoria non ha avuto un grande impatto sulle realtà economiche), ma con tale rimodulazione dei redditi, avremo un guadagno per le classi più povere nell’ordine di 100-120 euro annuali, quindi giusto per comprarsi qualche vestito. Il tutto a scapito dei redditi maggiori di 40000 euro, pari a circa 1600 euro mensili netti.

La logica del “prendere ai ricchi per dare ai poveri” quindi è stata smontata dai numeri, e indubbiamente il concetto di equità non prevede la possibilità di aumentare le tasse a certe fasce di reddito a favore non di altre categorie, ma delle casse dello Stato centrale.

Come si nota da questa breve analisi l’equità non alberga a Palazzo Chigi, quindi Romano Prodi non farebbe bene a dire che la prima finanziaria del suo governo ha rispettato pienamente le attese di chi voleva una manovra che andasse bene alla parti più estreme del sindacato? Se poi i partiti più estremi della maggioranza di centro-sinistra sono soddisfatti, allora si capisce che la legge non può dirsi giusta ed equa. La discussione in Parlamento ed eventuali emendamenti dell’opposizione si spera possano migliorare la manovra. Può rappresentare il primo banco di prova serio della politica interna della Casa delle libertà.


1 commento:

Anonimo ha detto...

ottime citazioni.
Bravo