venerdì, ottobre 13, 2006

Ankara si, Ankara no, la terra dei cachi

Un fantasma si aggira per il teatrino mondiale delle super-finte-potenze internazionali.

Un'Europa così poco liberale, la quale si impegna tantissimo con programmi umanitari ma poi con il suo protezionismo sulle politiche agricole fa morire migliaia di contadini dei paesi esportatori.

Un'Europa così poco Cristiana, ma al tempo stesso così Politically Correct. Si preoccupa dell'immigrazione quando c'è da salvare "inutili" (professionalmente parlando) disgraziati su un gommone, ma blocca con fermezza menti brillanti provenienti dall'est europeo, i quali naturally preferiscono gli USA.

Un'Europa fatta di carta e timbri, di scaffali e tangenti, di raccomandazioni e protocolli sulla lunghezza delle banane. Di sprechi multimilionari di megapalazzi costruiti per megaconvegni su come combattere la fame e la povertà.

Un'Europa che ora vuole anche Ankara a far parte della Setta dei poteri forti. Ci mancava.
Una più una meno non fà la differenza, ma mi chiedo: è davvero così tanto necessario l'ingresso di un paese double-face come quello turco? Solo Putin sà fare meglio...

L

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Si è importante l'ingresso della Turchia in Europa. Per i gommoni non lo sarebbe ma per il resto purtroppo si.
1 L'Europa non mette al mondo bimbi. DI questo passo tra 20 anni saremo la metà e tutti rincoglioniti pensionati
2 La Turchia ha ampi margini di crescita economia grazie alle ultime riforme del premier Erdogan, sulla via si Ataturk
3 La Turchia è in una posizione geopolitica importante sia perchè rappresenta il ponte con il resto dei paesi islamici e sia perchè può diventare un modello di riferimento per le teocrazie mediorientali.
La Turchia, assieme alla Giordania è l'unico Paese ad avere riconosciuto Israele come Stato a dimostrazione, che seppur con notevoli carenze per quanto riguarda diritti umani e civili, ha le carte in regola per tentare un aggancio all'Ue, oltre i "meri" scambi commerciali.
Ogni tanto bisogna abbandonare la retorica ideale, e la "Cristianizzazione" continua, importante si ma non abbastanza per fermare il radicalismo islamico e il terrorismo di Stato e non. Occorre un approccio più realistico e fare si che l'Europa diventi la Terra delle Culture, in modo che il mondo si accorga che l'Europa non è solo terra di dissacrazioni e ignoranza, ma anche di integrazione e cambiamento.
Un'Europa che vuole progredire e confrontarsi con i giganti asiatici, CIna e India, e con gli Stati Uniti, deve per forza portare a termine i colloqui con la Turchia e Israele

Riccardo Gallottini ha detto...

Quello che dici è vero, ma può anche essere visto in un'altra maniera. A riguardo del tema sull'invecchiamento progressivo e sull'infertilità delle nostre donne (scaturita da un'impotente - scusami il gioco di parole- politica verso la famiglia)posso dirti una cosa: la possibilità di un'immigrazione è già a nostra disposizione nei confronti dell'est europeo! L'ex ministro degli affari esteri rumeno Mircea Geoana ha detto: "se l'UE aspetterà altri sette o dieci anni prima di aprire le porte ai nostri giovani, i lavoratori che arriveranno dal mio Paese saranno solo contadini e stolti. I "buoni" saranno già a new York". Questo per farti capire che se dobbiamo allargare i confini per poi difendere determinati gruppi di interesse non ha sensao allargarsi. L'idraulico polacco è visto con biechi occhi dall'europa occidentale. Abbiamo perso cervelli russi tutti emigrati in America, stiamo perdendo cervelli dell'est (gli stati sovietici avevano ottime scuole tecnico-scientifiche), faremo così anche con i turchi??
Sul punto 2 dovrei affrontare un discorso enorme. Sei sicuro che la globalizzazione sia alla portata di questa UE?
Per quanto riguarda il punto 3 sono d'accordo parzialmente. L'esempio ai paesi "terroristi" lo dovrebbe dare una forte politica europea, cristiana, liberale. Ma tutto ciò non esiste e mai esisterà. Ho intenzione di scriverci un post comunque..
Il giochino sembra quello dei ragazzini che giocano a pallone, e per divertirsi chiamano tutti al campetto. Poi ne arrivano troppi e la partita non si fà. Chiamare un'altro paese ha senso?

Riccardo Gallottini ha detto...
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Unknown ha detto...

I tuoi timori sono fondati, Repubblican. Ma l'alternativa e' peggiore. Ssebbene io non sia d'accordo con l'impiego del termine cultura al plurale, in questo contesto , penso che Enrico abbia espresso chiaramente alcuni motivi strategici. Ne aggiungerei un altro: l'esperienza kemalista e' stat ailliberale, ma ha preparato il paese su di una traiettoria potenzialmente aperta alla liberta' , compresa, paradossalmente, la liberta' di vivere serenamente l'Islam in maniera non ostile all'altro.

Anonimo ha detto...

La laicità di Kemal Ataturk ha dato una parvenza di democrazia in Turchia. Siamo poveri di modelli democratici in Medio Oriente ma sicuramente, nel loro piccolo, la Turchia è l'esempio venuto meglio. L'Europa cristiana e liberale non ha senso, Repubblican, se poi le genti non sono nè cristiane nè liberali. Siccome in Turchia la maggior parte della gente vive in uno stato di assoluta paura sia verso il terrorismo ( che tra l'altro ha colpito anche il mese scorso a Istambul), sia verso l'integralismo curdo, di matrice socialista e terzomondista. Se i Turchi vogliono l'Europa e hanno i Requisiti per arrivarci, ha un senso.
Se no è meglio come dici te, coltivare il nostro orticello. Attenzione però: non si tratta di un'integrazione tout-court, ma deve avvenire in un contesto generalizzato,un "Dare per Avere" diciamo.
Comunque è la Turchia il motivo dell'ostentazione occidentale all'idraulico polacco. Non è la paura all'islamico che fa si che i "lavoratori rumeni" non vengano a lavorare da noi.
Quello è un discorso che appartiene alla nostra anima,al nostro piccolo cervello da campagna che non concepisce che qualcun'altro sia più bravo di te, spendendo meno. E' un concetto di posizione, di non mettersi in gioco che anima lo spirito antiilliberale e antidemocratico della nostra società.
E comunque, repubblican, speriamo che la partita al campetto allargata porti a far giocare meglio noi.
Ciao

Anonimo ha detto...

Monica preoccupazioni non esagerate. Starà a noi avere la forza per affrontare nel modo migliore questo delicato passaggio d'integrazione.
Ma prima o poi avverrà..Anche se limiti geografici e culturali all'Europa non guasterebbero..

Anonimo ha detto...

Concordo R.
Spero solo che non prevalichi il finto richiamo alle radici che prevale in molti "atei devoti", e le ingenue aperture di chi si batte per l'agnosticismo.
ciao

Anonimo ha detto...

Speriamo Enrico..

Riccardo Gallottini ha detto...

Mi sà che alla fine non la pensiamo così diversamente. Purtroppo io non credo nell'Europa così com'è. Non credo nelle sue istituzioni parzialmente corrotte. Di conseguenza vedo nell'allargamento un ulteriore fattore di debolezza. In una logica di un'UE forte, stabile, coerente, con una politica estera comune (o almeno non imbarazzante), con uno spirito liberale (e non ostaggio di francesi ed italiani), sarei d'accordo con te Enrico (o con voi, visto che sono in minoranza...)

Anonimo ha detto...

Repubblican c'è qualcuno a cui piace l'Europa così com' è ?

Riccardo Gallottini ha detto...

penso proprio di no. ma c'è chi pensa che un'EU demenziale possa avere ancora delle carte da giocare. E chi pensa che sarebbe meglio fermarsi a riflettere ed aggiustare quello che abbiamo, detto proprio in spiccioli. Non ho tempo, cè l Liverpoole Crouch sembra davero in foma ggi