martedì, ottobre 17, 2006

Politicamente (s)corretto


Bernard-Henry Lèvy, alla vigilia della conferenza – Politically Un.correct - organizzata oggi a Milano da Pubblicità Progresso, si mette di traverso e prova dire la sua a riguardo.

Nell’epoca in cui è di moda ridicolizzare il politicamente corretto, io lo difendo

Pur sottolineando i numerosi errori degli anni 60 e 70, quando il femminismo e l’uguaglianza sociale spopolavano in America, costringendo numerose rivisitazioni storiche, Lèvy rivaluta la questione dal punto di vista concettuale, riproponendo una rilettura della Storia contemporanea.

“Il razzismo e l’antisemitismo, il maschilismo e le volgarità contro le donne sono diminuiti, e questo è un bene”

Inoltre, il filosofo, riprendendo l’intervento di Panebianco qualche giorno fà sul Corriere denuncia un intromissione della legge su questioni a lei molto lontane ed articola il tema del Politicamente Corretto in 3 livelli ben distinti:

1) “Educare le persone sul fatto che la lingua non è un veicolo neutro ma è carica di senso e di violenza.”
2) “Dopo c’è un secondo livello, quello che fà cadere la scure della legge su certe frasi”
3)”A chi dice cose politicamente scorrette può capitare di ricevere minacce di morte” e qui si riferisce al caso Redeker, il professore che ha osato criticare l’islam.

Le frasi di Levy sono sacrosante e meritano molta attenzione soprattutto perchè relative ad un tema che da quando ha inglobato il problema dell’Islam è diventato “intoccabile” da parte delle istituzioni politiche, le quali stanno molto attente prima di addentrarsi in discorsi compromettenti.
Certo è che non dobbiamo scordare che il Politically un correct è una forma di libertà, e come tale và tutelata, in via di principio, secondo qualsiasi forma essa decida di materializzarsi.

-L-

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