giovedì, ottobre 19, 2006

L'interesse nazionale spagnolo

Dopo la visita del premier Romani Prodi in Spagna e l’intervista al Corriere di Zapatero, il tema centrale è il modello iberico come paragone al sistema italiano.

Michele Salvati, in un editoriale di oggi chiama in causa l’interesse nazionale e come nonostante le differenze tra popolari e socialisti, all’esterno l’immagine spagnola è unita, con un unico obbiettivo : la crescita economica. Salvati si chiede poi come mai da noi non sia così e domini la demagogia politica, sottolineando comunque che l’economia non è tutto, in un “miracolo” come quello spagnolo.

A parte le contestazioni alla politica di Zapatero in Spagna, e gli eventuali meriti della sua azione, il problema è come al solito italiano. La Spagna è un Paese “normale”, come lo è l’Inghilterra o la Germania. Il partito comunista catalano collabora con il Governo centrale, e partecipa alle riforme, il Batasuna basco, fuorilegge, in questi ultimi anni ha comunque ridotto l’astio verso Madrid e l’Eta non fa più paura come negli anni ’80. Sull’onda di un laicismo in alcuni aspetti contestabile, Zapatero ha incarnato la voglia di diritti individuali della grande maggioranza della gente, e non ha comunque aperto le porte ai immigrati dove le Canarie sono la nostra Pantelleria. Chi si attendeva una politica troppo tendente verso un “becero” solidarismo in nome di una utopica giustizia sociale si sbagliava. Chi si attendeva l’immobilismo di un mercato del lavoro, quello spagnolo, molto più chiuso e illiberale del nostro, ha masticato amaro. Zapatero sta facendo comunque la sua politica non tacciabile di essere di destra ma che comunque rispetta il programma elettorale presentato a Barcellona prima delle elezioni.

Che piaccia o no, sta attuando le riforme.

Ricordiamo che la sua vittoria comunque contro Aznar è scaturita solo dagli attentati di Madrid e che se il terrorismo islamico non avesse colpito, probabilmente i popolari sarebbero ancora al Governo. Paradossale è poi che probabilmente il punto più basso della politica del partito socialista sia stato il ritiro unilaterale delle truppe del Re dall’Iraq. Tutto questo nei giorni successivi alla data delle elezioni.

Salvati vede con orgoglio all’interesse nazionale spagnolo, ma come si fa a chiedere o a sperare che capiti la stessa cosa in Italia?

Un corporativismo asfissiante domina il tessuto economico del nostro Paese. Una maggioranza talmente eterogenea al Governo che un colpo di vento può fare cadere all’istante, e una politica clientelare che porta sempre a non analizzare mai i veri problemi del Paese sono gli assi che giochiamo rispetto agli altri Paesi che con noi si contendono la leadership Europea.

Si discute della Gregoraci, delle tessere false della Margherita, di come dare più rappresentanza a Rifondazione al Governo, e udite udite , al compleanno di Cossutta dove non è invitato nemmeno un’esponente del PdCI. Ma di come liberalizzare il mercato del lavoro, di come far si che i giovani non siano vecchi a trent’anni non se ne parla.

Per questo che l’Italia, con le sue sfumature banali e demagogiche non può ambire almeno per ora, a quell’interesse nazionale che tanto piace nei sogni di Salvati.

A risentirci.

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