lunedì, ottobre 16, 2006

Sindrome d'accerchiamento per Prodi

Cambia il premier ma non cambia la sostanza. Sembra che ogni capo di Governo a inizio e fine legilslatura debba sempre recitare lo stesso film : “Ho contro tutti. Tutti travasano la realtà! Non ha capito niente nessuno qui!”. Prodi, in un’intervista concessa al quotidiano spagnolo El Pais, si lamenta che nessuna testata d’informazione ( salvo l’Unita) riesce a fare apparire in modo serio e imparziale come stanno veramente le cose in Italia, e in particolare sul caso Telecom dice, “evidentemente lavorare contro i mezzi di comunicazione è per noi un problema serio».

Ma come, nella passata legislatura non era il Cavaliere a lamentarsi di avere con sé solo il 10% della stampa italiana, e tutto il resto in mano ai “poteri forti”? Possibile che in cento giorni tutti gli organi di informazione si siano convertiti al Berlusconismo in gran fretta, lasciando solo il premier?

La verità è un’altra purtroppo. L’Italia, attraverso i suoi leader molto spesso corrosi dal provincialismo “del guardare al proprio orticello”, ha sempre avuto una sorta di “ sindrome da accerchiamento”. Chi va al potere pensa sempre di essere al servizio dei cittadini, ma di avere contro tutto l’establishment economico e finanziario, quasi che fosse una specie di revival loggio-massonico, in cui un potere occulto trama contro chi fa i veri interessi dei cittadini. L’alibi di essere stato eletto dal popolo porta sempre a ritenersi invincibile, e in caso di scivolone politico, ad avere sempre l’affermazione pronta:”Tanto i cittadini capiscono, mi hanno eletto e sanno che posso sbagliare”. Come se poi chi osserva non avesse nessun senso di approccio critico ai problemi reali.

L’economist in questo senso è emblematico. Durante la passata legislatura qualche “guru” del centro-destra diceva che ormai “l’imparzialità britannica è sparita”. Ora che nelle polemiche c’è di mezzo l’attuale Governo, c’è chi si permette di dire nell’estrema sinistra che “ Noi lo avevamo detto, l’Economist ha sempre fatto critiche dall’estrema destra, anche nella passata legislatura”.

Qui sta la seconda tendenza, stile Italia, dopo il provincialismo di cui parlavamo prima. Considerare ogni dissenso sul merito, frutto di giochi politici e in una logica di “tirare acqua solo al proprio mulino”. Identificare come di Destra chi si oppone alla Sinistra e viceversa non è un bello spettacolo anche davanti a un’autorevole periodico come l’Economist.

Forse, per uscire dalla “sindrome dell’accerchiamento” non rimane, come in tanti altri campi seguire l’esempio anglosassone. Si critica, si riceve critiche, anche pesanti, magari di basso livello, ma non si scivola mai in quella demagogia tipica del Bel Paese. Demagogia che sfocia inetivabilmente in quell’odio di classe che ha caratterizzato la vita politica del nostro Paese negli ultimi 50 anni.

A risentirci

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Troppo potere fa male a tutti. Prodi deve prendere atto di gravi errori fatti nella finanziaria senza dare la colpa alla stampa.

Riccardo Gallottini ha detto...

Chi di spada colpisce, di spada perisce sidoli

Anonimo ha detto...

La grossa differenza è che, come dice repubblican, l'estrema sinistra ha criticato l'economist... Mentre era direttamente Berlusconi che ha brigato 5 anni per screditare tutta la stampa italiana, cercando di screditare pure l'estera. La differenza c'è, purtroppo, e i fischi all'inno d'italia non contrastati per niente da Berlusconi e Fini testimoniano tutta l'importanza che per questi signori ha l'Italia.