martedì, ottobre 17, 2006

Casini può fare il partito dei moderati da solo?

Da settimane ormai l’attuale opposizione è in crisi d’identità. Alla mancanza di Berlusconi sulla scena politica si è aggiunto ormai da diversi giorni uno smarcamento continuo dell’Udc e una certa insofferenza da parte di settori di Alleanza Nazionale. C’è inoltre da registrare un dissenso totale della Lega sull’attuale impalcatura della Cdl con la facoltà per il futuro di avere “mani libere” come ha ripetuto Bossi alla tradizionale festa del partito a Venezia. Nel “tutti contro tutti” all’interno del centro-destra, la parte del leone la fa sicuramente Casini. Il partito (post) – democristiano sembra quello che meglio riesce a innescare la polemica con una differenza netta rispetto agli altri partiti della coalizione. L’attacco è rivolto a Berlusconi, in prima persona, più che al partito che rappresenta. Riconoscendo all’attuale leader dell’opposizione una grande tenuta durante tutta la campagna elettorale, sembrava fosse scritto che in caso di sconfitta , si dovesse per forza rimettere in gioco la leadership della Cdl, non curandosi minimamente che in termini prettamente numerici più della metà degli italiani hanno comunque votato per il centro-destra. Casini anche ieri ha ripetuto che “Berlusconi ha ragione quando dice che il nostro popolo vuole unità ma anche nel centrodestra ci sono impostazioni diverse» aggiungendo che“noi non accetteremo di doverci giustificare perché questo partito è stato messo da qualche cialtrone sul banco degli imputati. Non mi riferisco ai capi ma a quella gente che dà aria ai denti senza pensare. Noi saremo durissimi con il governo su quello con cui non siamo d'accordo. Però se una cosa è giusta, io dico che è giusta. Più mi intimidiscono e più sarò duro perché io non faccio parte di quella classe dirigente che non si chiede cosa è giusto ma cosa ha detto Berlusconi».
Il punto fondamentale degli affondi del leader dell’Udc è però un altro e riguarda l’assetto strategico che si deve dare per il futuro la Cdl. Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc ha ripetuto negli ultimi giorni un punto che sembra cardine del programma casiniano d’opposizione : “ il partito unico del centro-destra non è ora ammissibile, e l’unico partito dei moderati lo può fare l’Udc da sola”. Sembra un’invertire la rotta tipicamente democristiano, con un chiaro progetto politico facilmente svelabile. L’obbiettivo di Casini, “vogliamo arrivare al 15%”, ha detto a margine dei lavori della festa di Fiuggi dell’Udc, è aumentare il consenso elettorale e l’ex presidente della Camera sa benissimo che il traguardo indicato non è possibile per un partito, si radicato nel territorio, ma non efficientissimo a livello locale e con un nome che è tutto un programma. L’unico modo per erodere voti agli altri partiti del centro-destra è cambiare veste, farsi più elegante, più attraente, e cercare di attirarsi le simpatie degli elettori di Forza Italia e An. Appare debole la tesi, ribadita in questi giorni da Cesa ,che la creazione del partito dei moderati ha l’obbiettivo di ri-accogliere i transfughi democristiani sparsi in piccoli partiti. Ricordiamo che Rotondi e Lombardo si sono distaccati per motivi diversi, proprio dall’Udc e appare scontato che non ritorneranno tanto facilmente all’ovile, se non in presenza di un chiaro segno di cambiamento in termini di dirigenza all’interno del partito centrista. In più appare logico che considerando l’attuale consistenza dell’Udc nei termini del 6-7% , per arrivare alla soglia del 15%, bisognerebbe più che raddoppiare il proprio bacino elettorale. Impresa ardua, condita dal fatto che è difficile che pezzi dell’attuale maggioranza possano scendere dal carro dei vincitori, abbracciando il “mago” della politica Casini. Ogni riferimento all’Udeur e a pezzi popolari della Margherita è puramente voluto.

A nostro avviso la creazione di un partito unico dei moderati all’interno della stessa Udc è opinabile per due ordini di motivi.

La prima obiezione è a nostro avviso strategica. Se come dice Casini, l’Udc vuole comunque essere “un’opposizione alla sinistra” non si capisce come possa pensare di presentarsi da sola alle prossime elezioni. L’eventuale partito dei moderati, seppur come auspica Casini, al 15%, sarebbe comunque in svantaggio rispetto alla solita “armata brancaleone” del centro-sinistra. Tale formazione, a nostro avviso non potrebbe che correre da sola perché difficilmente Berlusconi Fini e Bossi accetterebbero di concorrere assieme a una nuova formazione priva di identità radicata e che potrebbe erodere il consenso attorno agli altri tre partiti della coalizione. La dottrina ci insegna che un partito che cambia nome difficilmente riesce ad attrarre consenso, se non cambia la propria cultura politica all’interno.

La seconda obiezione è legata alla prima ed è culturale. La realizzazione di un partito unico dei moderati deve necessariamente essere un contenitore che rappresenti tutte le anime alternative alla sinistra, in tutti i suoi aspetti : culturali, politiche ed economiche. Viene da sé che al partito dei moderati non può mancare la vocazione liberale liberista di Forza Italia, le spinte di una destra conservatrice come An, e neanche le istanze popolari del Nord produttivo rappresentate dalla Lega Nord.

Un serbatoio della metà dei voti del Paese, e metà Senato della Repubblica non possono venire disperse per battaglie “ di nomi” all’interno di una coalizione, perché ciò non farebbe che creare un’ulteriore distacco della gente dalla politica, spaesata e dubbiosa, che accrescerebbe la sempre più ampia forbice degli astenuti alle politiche.

Rispetto a tante altre uscite dell’attuale segretario o del recente passato, questa volta l’Udc sembra abbastanza compatto

La voce fuori dal coro è però come al solito l’ex ministro dei rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi che a Fiuggi ha ribadito che “non possiamo essere sui giornali tutti i giorni soltanto per le polemiche interne al centrodestra. «Bisogna fugare i troppi dubbi seminati tra iscritti, simpatizzanti ed elettori che ci chiedono un'opposizione rigorosa. Le fughe in avanti stanno diventando troppe».

La Cdl dovrebbe ragionare al suo interno sul futuro, pensando bene al da farsi e sapendo che comunque eventuali proposte non ragionate, possono irritare l’elettorato e creare un senso di smarrimento che appare già in atto dal giorno della vittoria alle politiche ,dell’Unione.

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