L’Onu come già detto premia l’Italia. Sono però opportune alcune precisazioni che sembrano essere sfuggite ai nostro uomini politici e soprattutto dell’attuale Governo in carica.
Il seggio al consiglio di sicurezza è stato salutato dal premier in questi termini :” E' un fatto e un risultato unico che riconosce la politica internazionale positiva portata avanti dal nostro Paese. E' una grande soddisfazione per l'Italia, un riconoscimento globale alla nostra politica estera del nostro Governo''. Il premier ha rivolto quindi ''un caloroso ringraziamento a quanti hanno lavorato per raggiungere questo risultato'', in particolare al nostro ambasciatore all'Onu e a tutti i suoi collaboratori. Il ministro degli esteri Massimo D’Alema rincara la dose: ''ci sprona a favorire una riforma delle Nazioni Unite in senso democratico, rappresentativo e consensuale'' e ''testimonia la stima, la considerazione e la simpatia di cui godiamo in seno alle Nazioni Unite e sulla scena internazionale''.
Se prendiamo poi le pagine a sei colonne di tutti i giornali che gravitano in quell’area “amica” dell’attuale esecutivo, allora si capisce bene come il Governo attuale abbia beneficiato più del dovuto, sia a livello politico che mediatico, del premio recapitato dal Palazzo di vetro di New York.
Se da una parte è evidente che in una situazione come questa non si possa pretendere che i responsabili della nostra politica estera non esultino, per un risultato comunque rilevante sotto tutti i punti di vista, appare però eccessivo, soprattutto davanti all’opinione pubblica equiparare l’Italia all’esecutivo di Romani Prodi. Il” premiare” l’Italia è la sintesi di un percorso iniziato 10 anni fa che ci è valsa la reputazione di “Nazione impegnata” ( R.Kagan). Abbiamo affrontato con la schiena dritta i vari fallimenti europei, rispondendo comunque alle esigenze comunitarie in modo egregio durante il semestre di presidenza di turno dell’UE.
Il motivo di un voto così plebiscitario all’Assemblea delle Nazioni Unite è comunque la grande relazione istauratasi negli ultimi anni con gli alleati americani. L’amministrazione Bush, riconoscendo gli sforzi fatti in Afghanistan per sostenere prima la risoluzione Onu e poi
L’attuale esecutivo, sulla scia del grande risalto internazionale già conseguito negli anni precendenti, ha indubbiamente affrontato la vicenda Libano con un pragmatismo non indifferente, peccando forse per rapidità, ma con un ritorno politico comunque di ampio raggio. Si è riusciti a catalizzare la simpatia soprattutto tra i “paesi non allineati” e tra i banchi degli Stati arabi più moderati, come il Qatar e
I perché di un consenso così ampio all’Italia sono quindi facilmente intuibili. Come già detto, è un percorso nel tempo e fatto di numerose tappe.
Spiace che ci si attribuiscano meriti personali intrisi di troppa demagogia.
4 commenti:
E' merito di Dawson..
Giosuè è merito del Conte..
mi dispiace non trovare un indirizzo per un trackback che farei volentieri.
In fondo i nostri rispettivi post si potrebbero gemellare. -))
Ciao!
Perla
hai ragione Perla. Sarà per la prox volta :-))) A risentirci
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