sabato, marzo 31, 2007

Europa tra Iran e U.S.A

No dagli U.S.A ad uno scambio.

Questo è il messaggio che l’amministrazione Bush ha rivolto all’Europa e al mondo in generale.

La crisi sembra in atto. Il tempo corre. E a Teheran sanno che stanno giocando col fuoco, anche se paradossalmente la strategia è abbastanza chiara.

I militari inglesi sono un pretesto per il regime per due ordini di motivi.

Il primo è che così facendo, l’Iran mostra i muscoli al mondo. In deficit di visibilità globale, dopo mesi e mesi passati a spendere accuse verso la comunità internazionale contro i suoi progetti nucleari, cerca ora di farsi vedere. Gli ostaggi inglesi sono venuti a pallino. Per i prossimi giorni, seppur continueranno le minacce, tra l’altro concrete, di un dispiegamento di forze nel mar dell’Oman da parte della flotta anglo-americana ( più americana che anglo), dovremo continuare a vedere finte messinscene e fantomatici discorsi circa eventuali processi, che saranno più che altro mediatici. Questa è anche la forza della televisione: inorgoglire di gioia Teheran.

Il secondo motivi per cui gli Inglesi sono capitati al momento giusto è che saranno usati per chiedere appunto scambi di prigionieri, soprattutto riguardanti elementi catturati in Iraq, ma abbiamo visto comunque che le intenzioni statunitensi sono abbastanza chiare al riguardo.

Teheran chiederà il braccio e probabilmente non riceverà nulla. Ma perché non provarci? In fondo non gli costa nulla.

E proprio qui entra in gioco l’Europa. Venere rispetto a Marte non dispiega flotte o da aut-aut.

L’Unione Europea piuttosto si appella. Parla. Chiede che i militari vengano liberati.

Minaccia ritorsioni. Ma alla fine non farà nulla. Troppa è la presenza nelle relazione economiche di Germania, Italia o Francia verso l’Iran. Troppi sono gli inter-scambi tra l’Europa e l’ex Persia per prendere sul serio le minacce di queste ore. E per questo che diciamo che a Teheran non gli costa nulla il gioco che sta giocando. Ed è per questo che probabilmente tra un po’ di giorni, le diplomazie si muoveranno, gli ostaggi saranno rilasciati, e come al solito l’Europa, mentre altri si preoccupano di difendere la dignità umana, da fanatici ed estremisti, sta ferma al guado, e come un leone senza unghie, cerca invano di opporsi a una storia che drammaticamente si ripete ogni qualvolta c’è un problema di IR.

Attendiamo sviluppi

Nuovo Psi a botte

Il congresso del Nuovo Psi finisce a botte dove le rispettive fazioni capitanate dall’ex ministro Caldoro e Gianni De Michelis, possibilista quest’ultimo su una nuova costituente socialista a sinistra, fanno quello che sembra molto di moda nella politica italiana: simulare un ring.

Non si capisce bene come solo in Italia un partito dello zero virgola possa scatenare una vera e propria guerra civile. Nel caso specifico non era meglio abbandonare il partito, come hanno fatto la Moroni e Stefania Craxi?

Nessuno contesta che il partito debba andare a sinistra. Ci mancherebbe. Li è la sua collocazione e solo l’anomalia di Tangentopoli ha portato i socialisti a destra.

Se qualcuno ritratta il rapporto con i DS, anche alla luce degli sviluppi, peraltro infelici, del partito democratico, ben venga, ma si ricordi bene che da una parte o l’altra non saranno quei voti che faranno la differenza. Almeno finchè non si alleano con i pensionati e il partito dei consumatori. Allora si che all’uno forse ci arriviamo.

Follia

dico io, ma siamo matti?

per fortuna almeno G. Ferrara si è mosso per attaccare la dichiarazione di Mastrogiacomo dopo la sua liberazione.

"mi sembrava di essere a Guantanamo"

Una dichiarazione più imbarazzante non poteva farla. Ma i media non si sono preoccupati. In fondo, è meglio non parlarne più di questa commedia tragicomica finita in disgrazia.
Caro Mastrogiacomo, quelli di Guantanamo sono gli stessi che avrebbero rischiato la vita per salvarti, se non ci fosse stato Gino Strada. Lo stesso gino che si è autoproclamato unico tessitore della tela diplomatica. Chi poteva fare meglio? in fondo ha solo liberato 5 terroristi che saranno costati si e no la vita di 20 marines. ma in fondo... va bene cosi.

martedì, marzo 27, 2007

Senza maggioranza politica a casa tutti!

I voti al netto delle assenze e delle defezioni dell’ultim’ora dovrebbero essere 180 compresi i 20 della banda di Casini. Oggi alle 16 la resa dei conti potrebbe portare anche questa volta il Governo a salvare la pelle. Occhi quindi al numero che apparirà dopo il voto elettronico perché da quello si capirà come si comporterà chi ci governa da oramai 10 mesi. La maggioranza come al solito è risicata ma dovrebbe tenere considerando anche che Cossiga, assente per malattia, avrebbe certamente votato no e quindi il quorum si abbassa.

Ma poniamo il caso che l’Udc sia determinante per la maggioranza, che si fa? Domani si passa oltre e si guardano le pensioni?

Eh no…Signori miei. Si sta qui. Si analizza.

A mio parere il Governo se passa anche stavolta con i voti determinanti di Pierferdi dovrebbe dimettersi. Non lo dico perché di parte o per una scusa, che tra l’altro ben ci starebbe, per il semplice fatto che il mandare a casa chi ha portato in Parlamento no-global, e transessuali vergognandosi poi di affrontarli( vedi Bertinotti ieri e Siriana con le foto), sarebbe umanamente comprensibile.

Lo dico perché obbiettivamente cadremmo nel ridicolo. L’opposizione giusto o sbagliato che sia, ha preso una decisione. Il decreto è insufficiente. E quindi astensione. La maggioranza ha risposto che è un torto al Paese. Benissimo. Ne prendiamo atto. Ma poi? Se la maggioranza si erge a paladina della guerra rifinanziando le missioni, deve comunque avere una maggioranza politica, se no le parole sono aria fritta.

Casini si smarca. Ok. Lo sappiamo. Lui si smarca sempre. Dio solo sa quando coloro che l’anno formato si rivolteranno nella tomba, e quando il traghettatore di cadaveri avrà capito il suicidio politico che sta percorrendo sarà come al solito troppo tardi.

Sarà troppo tardi per lui quando si renderà conto che la politica è contorta si, ma non inganno e incoerenza.

Le dimissioni quindi accennavamo prima. Si proprio quelle. Ormai sono mesi che andiamo avanti per giochetti e trucchi. Siamo stufi di vedere i politici presi dalla beghe di “strada”, e qualche tavolino formato poker per fare finta di simulare una concertazione, mentre tutta l’opinione pubblica internazionale guarda all’Italia come un Paese irriverente, palloso e pigro.

Marta Dassù sul Corriere di ieri tenta di smarcarsi dall’analisi di Panebianco dicendo che non è vero che siamo soli. Siamo presenti in Kosovo e in Libano e partecipiamo con altri a quelle missioni e siamo nel gruppo di testa. Vorrei andare a fare un giro a Beirut per vedere come stanno le cose. Vorrei vedere se gli Hezbollah hanno messo via le armi. Vorrei vedere se il Governo Sinora sta governando, o sta boccheggiando. Suvvia. Non scherziamo. Non siamo al bar.

Siamo stufi di essere presi in giro da una maggioranza che maggioranza non è. Chiediamo una cosa semplice. Che se anche oggi alle 16 non c’è una maggioranza politicamente sufficiente per una cosa tanto delicata come il rifinanziamento delle missioni all’estero, allora Prodi si dimetta. Vada da Napolitano. Governo tecnico o urne non fa molta differenza. Quelle bizzarrie politiche le lasciamo ai politici. A noi ci va bene tutto. Basta che finisca il teatrino. Oppure Casini, lui, l’erede di Fanfani perché Moro è il maestro di Follini, lo ammetta. “ Voglio un centro-sinistra”. E si accomodi alla vicepresidenza del consiglio, e traslochi dai banchi dell’opposizione. I moderati ne hanno le palle piene di questa schizofrenia. Pare matto.

Non c’è più bonus per l’italia, per concludere. Non c’è più credito. Non sarà più la Maremma o Michelangelo, o Venezia a salvarci. Deve essere la politica prima di tutto, e quella manca da 10 mesi.

domenica, marzo 25, 2007

Bigotto

“ Oh, ne passeranno di secoli nel bailamme della libera intelligenza, della scienza umana e dell’antropofagia. Perché avendo cominciato a edificare la loro torre di Babele senza di noi, finiranno anche nell’antropofagia. Ma verrà pure un giorno in cui la fiera si appresserà a noi, e si metterà a leccare i nostri piedi e a innaffiarli con lacrime di sangue. E noi monteremo sulla fiera e innalzeremo la coppa e sulla coppa ci sarà scritto: MISTERO.”

Quello che parla è il Grande Inquisitore ne I Fratelli Karamazov di Dostoevskij.

Cos’è l’illuminismo, se non una falsa scienza umana motivata solo da uno spirito di isterica curiosità? Dopo che avrà tolto tutto il chiaroscuro della nostra vita (che non abbiamo chiesto e ci è stata donata), dove andremo? Una volta che tutta la stanza sarà illuminata come ci comporteremo?

Nel mondo esiste un ordine naturale delle cose, che oggi è in serio pericolo.

La libertà individuale và tutelata come un bene prezioso e irrinunciabile, ma devono esserci limiti indissolubili che non debbano prescindere dal piacere individuale. Altrimenti è lecito tutto quello che piace. Nel caso dei matrimoni gay, è (a mio avviso) assurdo riconoscere una malattia della psiche umana come alternativa naturale delle cose. E’ assurdo pensare al riconoscimento giuridico di queste persone sullo stesso identico livello di una coppia Normale che può generare figli. Laddove si concede un riconoscimento, 10 anni più tardi bisognerà estenderlo perché troppo stretto. E allora arriveremo (come già succede in altri paesi “all’avanguardia” –ma fatemi il piacere con sta avanguardia-) a dare (non far fare) figli a coppie dello stesso sesso. E allora si che saremo un paese innovativo, giuridicamente avanzato, civilmente comprensivo.

L’omosessualità è presente nel mondo animale, e quindi si inalbera anche nella perversione umana. Ma è una deviazione. Non una cosa alternativa. Prendiamo atto di questo, aiutiamo il prossimo. Ma è assurdo far passare come normale una palese perversione in nome della soddisfazione personale, del piacere egoista.

Tutto ciò deriva dalla scuola utilitarista nata con la rivoluzione industriale. (dai grandi Bentham e Mill). Il cercare una semplicità nella complessità. L’istinto di cercare sempre a tendersi verso il massimo piacere. Tutto ciò che piace è lecito. Da qui il bene collettivo massimizzato.



Luca

venerdì, marzo 16, 2007


Il cardinale Martini come al solito esce dal coro.

“ La chiesa non deve dare ordini, lasci il dialogo a cattolici e laici”.

Ci permettiamo, da una posizione non certo clericale, di non essere d’accordo questa volta con sua Eminenza.

La Chiesa fa bene a parlare, fa bene ad attaccare.

E’ nelle sue leggi divine il potere di farlo. Non si può relegare all’angolo un regno come quello vaticano, in nome di una laicità presunta in difesa di meri diritti.

I politici invece, devono farsi carico di rispettare una differenza Stato-Chiesa chiaramente auspicabile, e sono loro che devono legiferare facendo gli interessi di chi li ha votati.

Nell’ondata di modernità, che inconsapevolmente sta attraversando le nostre abitudini,i nostri pensieri e i nostri modi di vivere, un paletto come quello papale è sacrosanto.

L’argine dell’eccesso è dietro l’angolo e lo straripamento verso un mondo senza limiti, è un problema non tanto per la Chiesa, ma per noi, ciechi verso i veri problemi della vita, e offuscati da letteronze inarrivabili e foto di politici tra le tette di un transgender.

La chiesa non molli, quindi.Cerchi sempre di cavalcare le sue posizioni e di intervenire nel dibattito socio-culturale, ma attenzione : Non pretenda. Non esiga. Non eserciti obblighi.

Non sarebbe giusto, soprattutto verso quei milioni di fedeli che credono di credere a qualcosa che credendo li fa stare bene.

A rileggerci

venerdì, marzo 02, 2007

Mc Cain Giuliani e gli evangelici

Sarà una festa come sempre. Una festa dove non mancheranno i colpi bassi e le stoccate al limite della legalità, ma pur sempre uno spettacolo che solo un Paese come quello a stelle e strisce ci può dare.

In casa Gop la sfida pare essere tutta tra il senatore dell’Arizona e l’ex sindaco di New York.

Mitt Romney senatore del Massachusetts, sembra avere flebili speranze di arrivare alla fine della gara integro, dopo le sicure batoste che prenderà dagli apparati elettorali dei due grandi assi su cui conta la Right Nation. Il duello comunque si preannuncia interessante per la differenza di vedute tra i candidati soprattutto sui temi etici più che sulla politica estera. Abituati a pensare, noi europei di poche vedute, che la sfida nei Stati Uniti si giochi sul terrorismo, non riusciamo ancora a capacitarci del fatto che probabilmente il candidato dalla Casa Bianca sarà scelto per quel trade-off sicurezza interna-temi etici che tanto fanno leva più di ogni altra cosa sulla base del partito. La mamma del Texas o l’impiegato dell’Arizona vogliono che lo Stato non bussi alla propria porta, vogliono pagare meno tasse e vogliono che alla Casa Bianca si parli di Dio e che si abbia il coraggio di dire che la famiglia è una e inscindibile. Tutt’altro ragionamento si fa nei dintorni di Miami, dove la comunità spagnola, anche se fara presumibilmente il tifo per Barack Obama, sentirà comunque come la pensa la sponda repubblicana.

Rudy Giuliani avrebbe già vinto le primarie se non fosse per le sue posizioni sui temi etici e morali.

Un’uomo tutto di un pezzo, sicuro, forte, che ha depennato la violenza nella Grande Mela, come potrebbe perdere la corsa alla presidenza? L’uomo più in voga tra i democratici e forse con il più largo consenso possibile bipartisan, è costretto al filo di lana con Mc Cain per i 7 milioni di voti evangelici che come al solito probabilmente decideranno la corsa. Se alla passate elezioni l’88% ha votato in massa per Bush e di quell 88% quasi il 90% è sempre stato dalla parte dell’attuale presidente, quest’anno le cose si fanno più difficili. Le elezioni di mid-term hanno dimostrato che la base del Gop è delusa, e il segnale dell’astensione è stato decisivo che dare il Congresso in mano ai democratici.

I capi delle Chiese evangeliche hanno già detto che mai e poi mai voteranno per Giuliani, divorziato e favorevole a una legislazione efficace per le coppie omosessuali. Alfiere dei diritti individuali, Giuliani presumibilmente quando si tratterà di fare un giro nello Utah e in generale al centro del Paese, farà leva sulle materie fiscali e sullo Stato aggressore, anche perché sul suo cavallo di battaglia, la sicurezza, non sembra che possa fare breccia nei settori evangelici data la forte collocazione in aree relativamente tranquille.

Mc Cain si gioca tutto sull’Iraq. A differenza di Giuliani è stato il più esplicito a dichiarare il consenso all’aumento di truppe volute da Bush, e di certo sarà quello il terreno su cui giocare. Le azioni del partito in caso di offensiva sciita in Iraq, o cosa che sembra più probabile, forte incertezza nei combattimenti in Afghanistan della prossima primavera, caleranno drasticamente e la voragine si allargherà forse in maniera più decisiva proprio sul senatore dell’Arizona. L’eroe del Vietnam, duro e puro, con quell’aria cavalleresca e i capelli bianchi color perla, sa che dopo l’occasione del 2001 non c’è ne sarà un’altra per lui e si gioca tutto, data l’età avanzata, anche se portati bene bisogna dire.

Staremo a vedere, anche se l’effetto mediatico di uno scontro tra la senatrice di New York, Hillary, e l’ex sindaco di New York, farebbe pensare a un duello all’ultimo sangue giocato nella sponda est del Paese.

Le cicale


Il grido delle cicale era lacerante, e quasi feroce, nel pieno della potente estate toscana la cui luce abbacinante appiattiva e sbiadiva tutti i colori della campagna.
Avvertivo in quel grido tutta la disperazione della vita che sa di dover finire e benchè fossi baciato dal sole del meriggio e della giovinezza sentivo che mi riguardava direttamente, anche se in un futuro che vedevo ancora così lontano da non potermelo immaginare.

Ma sapevo che un giorno sarebbe arrivato. Ora è qui.

E, ammutolito dallo stupore, sono io a gridare, con la voce silenziosa del pensiero, la fine della mia estate. Come le cicale.

Da "Il ribelle" di Masimo Fini

lunedì, febbraio 26, 2007

Considerazioni /1


Una mail accende per caso il mio interessamento per il tema scottante del "limite del lecito" nell'ambito dela medicina. Dov'è la linea? Dove si trova il confine tra il divinamente acconsentito?
Cosa ci è veramente permesso fare con le nostre mani?

La mail fà specifico riferimento alla notizia uscita in questi giorni, secondo la quale il governo Blair starebbe mettendo a punto un disegno di legge per permettere la modificazione genetica degli embrioni. Tutto ciò (ricerca a parte) per permettere alla coppia di eliminare eventuali difetti del loro futuro figlio.

Il discorso potrebbe facilmente cadere negli enormi labirinti dello specifico caso, potrebbe diramarsi in migliaia di obiezioni di carattere tecnico. Ma andiamo al sodo senza girarci intorno... (caro veronesi...)

Vorrei poter godere di una solida base di principi cristiano-cattolici, ma purtroppo non godo della loro compagnia. Molte volte sono più di impiccio che d'aiuto. Perchè quello che si chiede ai legislatori è una legge che sia il più possibile "oggettivamente giusta", cioè al di fuori delle logiche storico-sociali in cui viviamo. Nel medioevo masturbarsi poteva costare al malcapitato (colto con le mani nel ... pacco) due o tre mesi di prigione e innumerevoli ore di pentimento condite con migliaia di rosari. L'aborto, era considerato a tutti gli effetti un omicidio prima che la morale nichilista prendesse il sopravvento.

E' evidente che si deve porre un freno, un limite alla sperimentazione, alla ricerca con i bicipiti pompati delle aziende farmaceutiche. Possiamo impedire al figlio di avere le lentiggini? Why not? Magari (se può dottore...) potrebbe anche farlo un pò più alto, sà, che almeno assomigli più al suo nonnino...
Ma la risposta non può essere neanche una chiusura a riccio da parte della Chiesa. (che ti aspettavi.. il solito teatrino). A mio avviso proibire la distribuzione di profilattici nei paesi africani e sud americani è una vera e propria pazzia, che non porta a nulla. Ma non è l'unico esempio.. Alcune aperture sono strutturalmente inevitabili (nb ho detto aperture non concessioni), altrimenti si corre il pericolo di rimanere sempre più una religione "personale", un concetto intimo, che rischierà di rimanere delimitata in una cornice di "pensiero politico".

Nel frattempo godiamoci i nuovi Frankestein..

Cordiali saluti

Frà Tac

venerdì, febbraio 09, 2007

Salvezza


Vivere cinque ore?
Vivere cinque età?...
Benedetto il sopore
che m'addormenterà...

Ho goduto il risveglio
dell'anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.

Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino.



Guido Gozzano

giovedì, febbraio 08, 2007

Elogio dell’intolleranza

L’incontestabile egemonia del Politicamente corretto ha invaso ogni settore del nostro iper tecnologico mondo, della nostra super informata società.

Ma sono sempre pronto a stupirmi… Purtroppo..


Cito l’ultima canzone di Vasco dal titolo “Basta poco”: - basta poco per essere intolleranti, basta poco, basta essere solo un po’ ignoranti - .

Stop. Cosa succede? Premettendo che considero (opinione strettissimamente personale, totalmente criticabile) la musica di Vasco davvero molto “pilotata” dall’esterno, un po’ ripetitiva, poco ricercata (davvero molto poco), permettete il mio stupore! Una delle poche icone dell’andar contro corrente mi ha rivelato una cosa: il politicamente corretto è arrivato anche al politicamente scorretto..

Vasco!! Uno che in Colpa d’Alfredo chiama “Negro” il ragazzo che gli frega la ragazza, ora fa la predica sull’intolleranza!! Oddio qualcuno mi svegli…

Frase molto generalizzata, che non picchia da nessuna parte, fornita con uno stile davvero paternalistico (degna di un’omelia da Prete di provincia), cantata da Vasco, quello che aveva il fegato marcio e cose del genere…

Dunque, caro Vasco, mi hai fatto sorgere delle domande spontaneamente (Lubrano mi manchi) ma in maniera naturale ma alquanto inaspettata: l’Intolleranza è davvero sinonimo di ignoranza?

L’intolleranza genuina, quella della vecchietta di Gallarate che sente puzza se si siede di fianco ad un’arabo, è ignoranza? La poveretta cosa dovrebbe fare?

L’intolleranza di certa gente verso la tecnologia, verso la continua corsa all’oggetto nuovo che supera di 2 stronzate l’oggetto precedente, è sinonimo di ignoranza?

E che dire dell’intolleranza generale verso gli zingari? Siamo ignoranti o viviamo in un paese di merda, dove le scuole non hanno neanche i soldi per le fotocopie ma in compenso gli arabi non pagano neanche una retta (E LA MOGLIE STA A CASA!!! PERCHE’ HANNO 7 FIGLI!!)

Dio benedica l’intolleranza, segno orgoglioso di gente comune, caparbio gesto di ribellione contro il pensar comune, che non vuole più che si dica Disabile ma Diversamente Abile, che ti attiva la censura su calimero perché ricorda un negro disadattato.

Vasco, io sono intollerante, ma ti assicuro che dei due quello più ignorante non sono io.


domenica, dicembre 24, 2006

E' nato chi??


Insomma, dico io, ormai il Natale inteso come attesa della nascita di Gesù, per la maggior parte degli italiani non esiste più (rima). Il periodo natalizio è diventato semmai un piacevolissimo arco temporale all'interno del quale si verificano alcune situazioni o si attuano alcuni comportamenti del tutto estranei al resto dell'anno. Innanzitutto l'atmosfera dei paesi e delle città subisce un gradevole ritocco luminoso. Fili di qua, fili di là, lampadine, babbi natali orrendamente appesi sui balconi, alberi esterni addobbati in maniera ostile al buon gusto. Davvero molto bello, almeno di sera, quando le orrende prolunghe, e gli immensi aggromitolamenti di fili neri vengono nascosti dal buio.

E che dire delle cianfrusaglie appese alla porta di casa? Delle biro in ufficio a forma di albero di natale?

L'atmosfera non è solo luccichii vari, ma comprende anche molte altre cose. Nelle radio dopo le solite canzoni (non hanno il coraggio di variare di molto altrimenti lo sponsor non paga!!) c'è sempre un motivetto natalizio a ricordarci il lieto evento. le campanine della sigla alla radio sono dei memorandum radiofonici che ci ricordano che Natale sta arrivando e dobbiamo correre a comprare i regali per chi ci è vicino.

E' moda, è tradizione, è un modo per non affrontare la riflessione che il Natale dovrebbe insegnarci, riproporci annualmente sotto forma di ricorrenza. Questa tradizione è stata assediata dal Consuming, clonata, squarciata nelle sue fondamenta. L'uomo oggi, o meglio, il consumatore oggi non ha tempo di fermarsi a pensare. Se si ferma un pò è per ingozzarsi di cotechino o zampone per poi tornare a correre (magari al cinema). La riflessione Cristiana dell'avvento si è persa nella nostra pigrizia sentimentale, nel nostro superficialismo moderno, nel nostro essere materialisticamente egoisti.

Ma, diceva un tale, bisogna sapersi accontentare. Un briciolo di significato, è rimasto. E allora accontentiamoci delle briciole.

Buon Natale a tutti, anche a Dreyfus

lunedì, dicembre 11, 2006

un democristiano è una puttana?


Stamattina, mentre bevevo il caffè (amaro), mi è capitato di imbattermi nelle immagini del canale La 7 che trasmetteva un dibattito sui pacs, nel quale partecipava anche Mastella.
Si trascorreva del più e del meno con la solita dose di demagogia e con quel pizzico di arzigogoli in più che non fanno capire un bitolo. Nulla di strano.

Ma mi è balenata in testa una strana domanda. Un democristiano è (politicamente) una puttana?

Non vorrei sembrare offensivo, ma penso che non sia facile dare una risposta.

Diciamo che quando chiedono, vogliono sempre indietro, se non dei soldi almeno dei favori politici. E in quanto a clienti, penso proprio che siano delle "Bocca di rosa" davvero professionali infatti non ho mai visto un democristiano fare qualche discriminazione, o rifiutare qualche cliente. Comunisti, fascisti, verdi, vanno bene tutti, basta che paghino....

Quando la finiranno di nascondersi dietro quel muro ammuffito di falsa moderazione, di politichese trasversale, di facili e insignificanti frasi inconcludenti prive di senso pratico.

Cito Battisti " Troppo spesso la saggezza è la prudenza più stagnante".

Sfogo di un elettore dubbioso

sabato, dicembre 09, 2006

l'intollerabile ambiguità dell'UE

Qualche giorno fà pensavo, tra me e me, che forse in un futuro non tanto lontano, la reputazione dell' Ue si sarebbe ripresa. Ero un povero illuso. Mentre nutrivo segretamente questa speranza, alimentandola di bugie, non mi rendevo conto dell'inesorabile realtà. Sì, è vero la criticavo continuamente, ma ero profondamente convinto di porre in essere critiche costruttive. Ingenuo.

Non mi sono mai avvicinato cosi tanto all'ideologia di Bossi & Co, soprattutto riguardo l'aspetto Anti-europeista, ma non mi sento affatto a disagio. A costo di semplificare la retorica, la realtà, e tante altre cose. Mi si offenda pure, lanciatemi la pietra sinistroide dell'ignoranza sulla capa. Non importa.

Preferisco votare Borghezio, piuttosto che sostenere un'Ue grassa, sprecona, inutile alla maggior parte dei suoi cittadini, con un'esercito di boiardi ringalluzziti dalle loro posizioni iper-protette. Crociati e paladini di interessi economici, filosofi del politically correct, avanguardisti dell'ultim'ora sempre chini di fronte all'arroganza musulmana.
Urlano e si strappano i capelli di fronte ad un bambino palestinese barbaramente ucciso, ma non muovono un capello di fronte ai milioni di cristiani trucidati in tutto il mondo.
Piogge di aiuti arrivano ad Hamas, dai nostri comuni, dalle nostre istituzioni. Poi non si chiedono come fanno ad avere un mare di missili qassam, e al tempo stesso la gente che muore di fame per strada.

L'Unione Europea, che farsa mondiale, che bugia internazionale, che rigurgito burocratico di interessi plurimilionari.

Rivoglio la Lira.

l

domenica, novembre 19, 2006

Partita con Pyongyang aperta

Dopo l'incontro svoltosi ad Hanoi fra George Bush e il collega sudcoreano Roh Moo-Hyung, i due Paesi hanno ribadito l'inaccettabilità dell'atomica nordcoreana e la necessità di giungere con il dialogo a una rinuncia di Pyongyang in proposito. Questo è il succo della spedizione americana in Vietnam, e questo è il compromesso raggiunto con i cugini “amici” della Corea del Sud. Successo parziale per l’amministrazione Bush, in quanto i risultati ottenuti sono molto politici ma concretamente abbastanza scarni. Seul è d’accordo sulla linea dell’Amministrazione Bush. Di questi tempi, di rivoluzioni elettorali, è pur sempre un fatto che una pedina importante come quella sudcoreana, non si distacchi di molto dagli interessi geopolitici statunitensi. Ampiamente preventivabili erano inoltre le dure critiche rivolte da Roh Moo-Hyung al regime di Pyongyang, tacciando come “intollerabile” l’eventuale uso nucleare da parte del regime. Concretamente però Bush ha dovuto registrare anche alcune obiezioni da un vertice importante come quello di Hanoi.

Il presidente Roh ha detto che la Corea del Sud non prenderà parte nè alla risoluzione 1718 dell'Onu nè integralmente alla Proliferation Security Initiative (Psi), che prevede l'intercettazione di navi da carico provenienti dalla Corea del Nord per accertare che esse non trasportino combustibili o tecnologie nucleari: questo, nonostante Seul ne sostenga i principi e gli obiettivi e intenda collaborare a pieno per prevenire la proliferazione di armi di distruzione di massa. Bush, da parte sua, ha ripetuto che, se il regime di Pyongyang rinuncerà all'atomica, gli Stati Uniti sono pronti a concludere accordi di sicurezza con la Corea del Nord e a prevedere ulteriori incentivi umanitari ed economici per il popolo nordcoreano. Seul e Pechino, nel lungo periodo, sono gli attori più importanti di una partita complessa come quella dell’estremo oriente, che di riflesso può condizionare anche paesi come l’India e il Giappone.

Se nel breve è auspicabile un ruolo di mediatore da parte della Cina tra gli Usa e la Corea del Nord, obbiettivo di Washington è sfruttare questo come deterrente per un’eventuale scatto deciso di Pechino verso l’altro gigante asiatico :l’India. Mantenere i rapporti con il “dragone” per gli Stati Uniti è vitale: come Nixon seppe sfruttare la sua posizione con la Cina, in contrasto alla Russia, così oggi diventa significativo cercare di “tollerare” certe posizioni della Cina per fare si che non tenti un aggancio diretto con l’India in funzione prettamente antiamericana. Per questo diventa fondamentale il ruolo di mediatore che Pechino potrebbe svolgere egregiamente nella partita “ Corea del Nord”.

Seppur come dicevamo prima, Hanoi ha rappresentato per Bush un bicchiere mezzopieno ( o mezzovuoto a seconda dei casi), si è registrato comunque un cambiamento di rotta rispetto alle ultime frasi registrate dall’Amministrazione verso Pyongyang. Anche se le politiche di “regime change” con il regime non sono mai state all’insegna delle dichiarazioni ufficiali, qualcosa è cambiato dopo le recenti elezioni elettorali. Il dialogo, rispolverato più volte davanti al collega sudcoreano, testimonia la volontà di fare rientrare nei ranghi Pyongyang, con una visione realisticamente più praticabile in Oriente. Lo spingersi addirittura fino agli incentivi umanitari per la popolazione nordcoreana, rappresenta un passo avanti per l’Amministrazione Bush, e non potrà lasciare indifferente il regime come quello nordcoreano, dove la popolazione è allo stremo e ridotta quasi interamente alla povertà. Con i problemi dell’Iraq, e la corda tesa sia in Libano che in Palestina, l’Amministrazione non può permettersi grandi azzardi in avanti, e per forza il gioco di rimessa diventa fondamentale contro un regime che alla prova dei fatti fino ad ora ha ottenuto solo un po’ di visibilità in più, tra test atomici molto opinabili e un peso politico nella regione ancora basso rispetto alle “presunte” capacità militari.

In definitiva, se vogliamo rappresentare il fronte mediorientale come unico, l’obbiettivo a medio termine degli Stati Uniti è continuare la politica estera perseguita fino ad ora nell’area, pur con inevitabili aggiustamenti dovuti alle circostanze e alle difficoltà registrate.

Nei confronti di Pyongyang e di tutta l’area invece il metro usato potrebbe essere una via tutta diplomatica, per non aprire un altro fronte, sia dal punto di vista politico, sia verso l’opinione pubblica. Attendiamo gli sviluppi per vedere quali saranno i risultati raggiunti.


sabato, novembre 18, 2006

Brutto momento per il Cavaliere



Il momento politico che sta passando è uno dei più delicati, oltre che uno dei più difficili.

Le incomprensioni sottocutanee (con qualche sporgenza esterna che raffiora in alcune interviste personali) provocano sempre più pruriti alla vecchia e dura (ma curatissima) pellaccia di Silvio.

Alleanza Nazionale è alle prese con il broncio di Fini nei confronti di Storace. La Lega brandisce la spada del Verbo Offensivo davanti alle folle impaurite dai vampiri sinistroidi, ma dietro il baldacchino porge l'orecchio in attesa di qualche proposta che porti alle cosiddette "larghe intese". Le quali, rappresentano soltanto un misero espediente per sopperire all'incapacità della maggioranza di trattare una manovra davvero molto complicata, al contempo però servono ad accendere liti interne all'opposizione, a sfaldarne le già pericolanti fondamenta.
L'Udc, intanto, rimane fedele al suo animo doppio-giochista. Lancia bordate alla manovra finanziaria di Prodi, ma non manca di entrare a piedi uniti addosso a Forza Italia, criticandone le manovre interne, in maniera alquanto viscida.
In questo quadretto tragicomico, il vero protagonista è ancora lui, il Cavaliere. Indebolito, senza più spada nè scudo, ha ormai fallito la spallata decisiva che poteva rifilare al governo Prodi. Così facendo, gli alleati se ne stanno a bisticciare, e piano piano iniziano ad allontanarsi, a bisbigliare sul successore. Quasi fosse un vecchio monarca senza più regno, ancora forte del suo successo popolare. Dall'altra parte, invece, Prodi sta riuscendo nell'impossibile impresa di tamponare le immense lacune della manovra, ricomponendo la squadra di governo e il consenso intorno ad essa.

I giochini del teatrino politico sono sempre più in grado di stupire lo spettatore-cittadino-elettore ormai completamente sconcertato e avvilito. Cosa ci dovremo attendere da questi mesi? Le ipotesi sono tante, anche se, data la situazione, al Cavaliere "non rimane che aspettare la pioggia per non piangere da solo", sperando di non sprecare più opportunità decisive come quella appena passata.

-L-

venerdì, novembre 17, 2006

Lutto nel blog, muore Friedman


Oggi, 17 novembre dobbiamo registrare la perdita di un grande economista. Addio Milton.

mercoledì, novembre 15, 2006

Prodi scarica le tasse sui Comuni

Accolte le richieste degli enti locali. La Camera ha confermato il provvedimento messo a punto dal Governo, che da la possibilità ai Comuni di alzare l’addizionale Irpef dallo 0.5% allo 0.8%.

Dopo mille proteste per i presunti tagli di spesa perpetrati ai danni di regioni e comuni, il governo “cede” dando la possibilità di tassare ulteriormente il contribuente, con rialzi possibili addirittura fino a 200 euro il alcune regioni come la Sicilia.

Il ragionamento del governo è facilmente intuibile. L’obbiettivo dichiarato di Padoa Schioppa è la differenza tra la concessione data agli enti locali di alzare le entrate e il “buon senso” dei enti stessi. L’esecutivo si affida infatti alle mani dei sindaci, che secondo loro, ben consci che un aumento delle tasse non può che andare contro i cittadini, sicuramente si preoccuperanno più di ridurre la spesa, anche in settori chiave come i servizi pubblici locali. Chiaramente un’utopia perché indipendentemente dal colore politico dell’amministrazione locale, nessun sindaco sarà portato a fare un danno ai cittadini, che percepirebbero un taglio ai servizi pubblici come una mossa politica e poco digeribile dal proprio elettorato. Inolte i prossimi due anni saranno caratterizzati da due tornate di elezioni amministrative, e difficilmente i comuni per guadagnare consenso andranno nella direzione auspicata dall’esecutivo.

In tutto questo c’è da aggiungere che probabilmente, e come al solito, sarà il cittadino a rimetterci. Eventuali aumenti dell’addizionale Irpef infatti saranno giustificati con maggiori servizi, che immancabilmente non ci saranno, o si presenteranno come mal gestiti e inefficienti. Credere nel “buon senso” dei comuni, inoltre, per il Governo significa cercare di tamponare le molte critiche piovutegli addosso in questi giorni. Accollando la possibilità di aumento di tasse sugli enti locali, l’esecutivo compie una sorta di scarica barile, che per ora sembra non preoccupare più di tanto i sindaci. E’ noto infatti, che nelle realtà locali risulta molto più semplice giustificare nuove imposizioni, per il semplice fatto che il contatto con i contribuenti è più vicino e diretto. Molto probabilmente tale imposta per ora passerà inosservata, vista , come già detto, la precisa strategia politica governativa. Pare però che, come notano i responsabili fiscali della Uil, l’aumento medio per i cittadini varierà da regione a regione ma che sarà all’incirca di 48 euro l’anno a contribuente. Niente male insomma, considerando come detto prima, eventuali “punte” in certe regioni.

In definitiva il piccolo aumento dell’addizionale Irpef, anche se passato un po’ sottobanco, può pesare nelle tasche dei cittadini molto più di eventuali aumenti del bollo auto, o continui tira e molla sui ticket sanitari. Si attendono con ansia ora eventuali proteste dei sindacati e qualche contrappunto di sindaci meritevoli.

venerdì, novembre 10, 2006

Nancy, George e il futuro


L'animo oppresso da un'ondata di sconforto raffiorava dagli occhi di Bush. Stava seduto sulla sedia, con la schiena dritta (livida,dopo le bastonate elettorali), costretto a complimentarsi con Nancy Pelosi per la carica raggiunta (speaker alla camera), soggetto che gli procurerà non pochi pruriti in questi ultimi due anni. Frasi di rito, anche se leggermente più cordiali del previsto. Frasi pronunciate a bocca stretta, doverosamente cariche di rispetto. L'incontro ha dato la possibilità ai cronisti di constatare come almeno in partenza, le posizioni repubblicane (piegate e costrette a trattare) non siano poi così distanti dalle posizioni democratiche, rappresentate, ieri, dall'elegante quanto fiero sorriso della Pelosi.
Purtroppo, sui giornali si iniziano a leggere numerosi interventi di esponenti del partito dell'asinello. Proposte future, critiche immediate. Con la bava alla bocca, pregustando già le presidenziali del 2008, pianificano, elaborano, scrutano.
Robert Wescott, sul Corriere di oggi, mette sul tavolo l'aumento della pressione fiscale sui ricchi, prevede una stangata per le compagnie petrolifere, e riflette in maniera abbastanza demagogica sul problema della disoccupazione.
Il problema vero è che non cambierà di molto la situazione attuale. Come risultati concreti vedremo un attenuamento delle posizioni estremiste dei repubblicani, i quali, bloccati in fase "legislativa", si butteranno sulla politica estera, un pò come fece Clinton nel '94.
La situazione potrebbe addirittura favorire gli Elephants che, dopo essersi scrollati di dosso le ceneri di questa sconfitta potrebbero ricomporre le fila con una nuova squadra, con più esperienza e soprattutto con un nuovo "ariete", catalizzatore di consensi. Chi sarà? I don't know.