venerdì, settembre 28, 2007

USa e UE uniti contro la Birmania

L’aumento della benzina fa brutti scherzi in un Paese che da 40 anni è sotto un regime di stampo militar-socialista.

L’ONU come al solito è bloccato per i veti incrociati di Russia e Cina.

Oggettivista lo spiega molto bene qui. Jim Momo sottolinea come anche l’India, la più antica democrazia del mondo, non si faccia scrupoli nel tutelare la giunta birmana ( qui). La cronaca degli eventi è crudele. RDM20 la spiega qui ed Enzo Reale qui.

Un aiuto a come stanno veramente le cose i blog in questo caso lo stanno dando.

Giornalisti free-lance che rischiano la vita per informare su uno dei più sanguinari regimi ancora esistenti sulla faccia della Terra.

Regime che ha portato per una volta alla stessa identità di vedute dei due attori più importanti sulla scena internazionale: Usa e Ue.

Dopo i malumori afghani e la rottura irachena, finalmente il vecchio continente viaggia unito all’Amministrazione Bush almeno nelle intenzioni. Le sanzioni per ora appaiono come minimo denominatore comune che potrebbe sbloccare i veti che vengono da est.

Un passo avanti dunque, dopo il problema Iran, verso la strada della riconciliazione globale tra Marte e Venere ( Kagan).

Temi come il riscaldamento globale, il terrorismo, e resistenti regimi sanguinari come la Birmania, non possono venire affrontati da punti di vista differenti.

Strutture orizzontali come Al-Qaeda, di per sé difficili da identificare, devono almeno sapere che la Comunità internazionale nella sua maggioranza è schierata su una determinata posizione.

Apparentemente le sanzioni sembrano poca cosa verso un regime che è abituato all’isolamento economico e politico. In Corea del Nord la situazione è forse più facile perché Kim e il regime hanno politicamente commesso un errore che si sta rivelando grava: il nucleare come deterrente.

Mossa che ha allarmato la comunità internazionale e messo in difficoltà anche la Cina e la Russia.

In Birmania, gli interessi economici praticamente sono inesistenti, e per la Cina in primo luogo, cedere alle pressioni internazionali sarebbe in questo caso più complicato.

Intanto il regime va avanti. Parla anche di risposta “moderata”. Probabilmente perché negli ultimi anni, sa di avere agito in modo molto più brutale.

Pare comunque che le proteste da più parti del mondo ci siano. Il consenso dunque è unanime nel condannare quanto sta accadendo. Le manifestazioni di piazza sono più lente da organizzare non essendoci chiaramente una democrazia contro cui manifestare ( Usa, Israele, Francia ecc.).

Per una certa sinistra manifestare contro un regime sembra strano. Ma col tempo ci arriveranno forse anche loro.

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