martedì, aprile 24, 2007

Sarkozy vera passionaria di Francia

Sarkozy probabilmente al secondo turno vincerà. Non fosse altro perché l’elettorato centrista non è altro che una trasfusione di voti provenienti da destra. Solo una piccola parte di essi infatti sono socialisti scontenti. In queste elezioni francesi, amerinikanizzate al massimo, il punto vero è l’impostazione personale data dai due candidati forti alla campagna elettorale.

Sarkozy ha fatto breccia sulla gente. Ha giocato di sponda con l’elettorato di destra mentre ha rincuorato tutti i moderati impauriti dallo spettro di Le Pen.

Ha accontentato la gente semplice dell’Alsazia ed è andato a St.Germain quartiere dove sta il cuore dei radical-chic d’Oltralpe. Ha vinto al primo turno perché ha messo quella passione che mancava nell’agenda poltica francese. Una terza via tra gollismo e populismo estremo ha portato nei cuori dei francesi voglia di ricambio generazionale e fiducia sulla grandezza della Francia. Nella sua campagna temi di destra e sinistra si sono scambiati i ruoli, in nome di un concetto più alto. Quello di Nazione. Tipiche prove di orgoglio nazionale che solo la Francia sa dare. La vera donna, la vera passionaria di Francia è quindi Sarkozy. Innovatore della politica, che prima parte dai valori e poi riflette sui problemi. Quel grado di intendere la “cosa pubblica” in nome del trio cultura-politica-economia tanto caro alla Destra italiana, che qui da noi, in nome del vecchio Marx, è stato completamente ribaltato.

Questa terza via forse ha regalato un personaggio nuovo ai francesi. Un nuovo De Gaulle, formato 2000, con i suoi pregi e i suoi difetti, un po’ rude, magari non simpaticissimo, ma terribilmente concreto quando serve, e filosofo in altri momenti.

Lui la “vera passionaria” si è scontrato contro chi ha cercato di unire. E chi cerca di unire immancabilmente tende a sminuire. Segolene ha fatto questo. E’ riuscita a compattare il blocco socialista lasciando agli estremi poche centinaia di migliaia di voti ma non è riuscita dove invece è arrivato Sarkò: far breccia nella gente.

Tutto impostato sul “tutti tranne lui” ha burocratizzato la campagna elettorale. Ha creato un’ernome massa di scontenti verso tutto. Verso l’Europa. Verso la Francia. Verso gli Stati Uniti. Verso gli immigrati. Una proposta di retroguardia. Un gelido pessimismo incapace di dare delle risposte a una società complessa come quella francese. A livello internazionale hanno pesato le numerose gaffe sull’Iran, sulla guerra in Libano e sugli Stati Uniti. Questo ha portato Segolene ad essere più cauta. A galleggiare a pelo d’acqua. Non è così che si conquista il consenso però.

Ora spera di unire ancora. Di portare dalla sua parte il centro. Forse servirà. Forse no.

Aggregare però non sempre riesce a essere la mossa politica più convincente.

C’è lo insegna Sarkozy. La prima donna di Francia.

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