
Insomma, dico io, ormai il Natale inteso come attesa della nascita di Gesù, per la maggior parte degli italiani non esiste più (rima). Il periodo natalizio è diventato semmai un piacevolissimo arco temporale all'interno del quale si verificano alcune situazioni o si attuano alcuni comportamenti del tutto estranei al resto dell'anno. Innanzitutto l'atmosfera dei paesi e delle città subisce un gradevole ritocco luminoso. Fili di qua, fili di là, lampadine, babbi natali orrendamente appesi sui balconi, alberi esterni addobbati in maniera ostile al buon gusto. Davvero molto bello, almeno di sera, quando le orrende prolunghe, e gli immensi aggromitolamenti di fili neri vengono nascosti dal buio.
E che dire delle cianfrusaglie appese alla porta di casa? Delle biro in ufficio a forma di albero di natale?
L'atmosfera non è solo luccichii vari, ma comprende anche molte altre cose. Nelle radio dopo le solite canzoni (non hanno il coraggio di variare di molto altrimenti lo sponsor non paga!!) c'è sempre un motivetto natalizio a ricordarci il lieto evento. le campanine della sigla alla radio sono dei memorandum radiofonici che ci ricordano che Natale sta arrivando e dobbiamo correre a comprare i regali per chi ci è vicino.
E' moda, è tradizione, è un modo per non affrontare la riflessione che il Natale dovrebbe insegnarci, riproporci annualmente sotto forma di ricorrenza. Questa tradizione è stata assediata dal Consuming, clonata, squarciata nelle sue fondamenta. L'uomo oggi, o meglio, il consumatore oggi non ha tempo di fermarsi a pensare. Se si ferma un pò è per ingozzarsi di cotechino o zampone per poi tornare a correre (magari al cinema). La riflessione Cristiana dell'avvento si è persa nella nostra pigrizia sentimentale, nel nostro superficialismo moderno, nel nostro essere materialisticamente egoisti.
Ma, diceva un tale, bisogna sapersi accontentare. Un briciolo di significato, è rimasto. E allora accontentiamoci delle briciole.
Buon Natale a tutti, anche a Dreyfus